Yancey Strickler, Ceo del colosso di kickstarter, spiega lo sbarco nel nostro e in altri quattro Paesi europei: “L’Italia è la patria del mecenatismo, ma noi l’abbiamo reinventato”

Kickstarter sbarca in Italia. O meglio: apre all’Italia. È infatti il tredicesimo Paese nel mondo – insieme ad altri che partono oggi: Austria, Belgio, Lussemburgo e Svizzera – nel quale inventori e creativi sono direttamente autorizzati a lanciare una campagna in una delle quindici categorie di kickstarter e cercare il supporto della community mondiale per finanziarla e dare vita al loro progetto. Possono cioè farlo utilizzando i propri dati bancari locali e inserendo le descrizioni dei progetti in italiano, in inglese o in entrambe le lingue oltre ai sottotitoli nei video in vari idiomi. Prima, bisognava ingegnarsi parecchio. Ovviamente, dovesse andare bene, le sottoscrizioni saranno versate in euro mentre agli appassionati di tutto il mondo, specialmente quelli statunitensi, vedranno una conversione in dollari degli obiettivi stabiliti così come delle varie soglie di contributo e relative ricompense.

Non si tratta di un kickstarter a parte, magari legato a doppio filo al sito principale, ma appunto dell’integrazione delle proposte provenienti dall’Italia nel network mondiale, protagonista dell’esplosione e affermazione del concetto di crowdfunding. Basti pensare a campagne stratosferiche come quelle di Pebble, l’ultima chiusa oltre i 20 milioni di euro, o all’arcinoto superfrigo da party Coolest Cooler ma anche a miriadi di progetti più piccoli.

In totale, dal sito fondato da Yancey Strickler, Perry Chan e Charles Adler a New York sono sbocciati oltre 86mila fra oggetti, dispositivi, progetti artistici, cibi, giochi, iniziative giornalistiche, dischi, abiti, fumetti, prodotti di design e di altro genere. Quasi tutti nuovi, originali, innovativi. Non è un caso che quel network abbia fruttato in sei anni 1,6 miliardi di dollari di finanziamenti da parte di 8,8 milioni di persone in tutto il pianeta. Cambiando colore ai sogni e dando loro una strada alternativa per venire al mondo. Wired, che annuncia in anteprima il lancio in Italia, commenta la mossa in esclusiva proprio col Ceo, l’ex giornalista musicale Yancey Strickler.

Eccovi dunque allo sbarco in Italia: che tipo di accoglienza vi aspettate da inventori e creativi italiani e soprattutto dal pubblico internazionale rispetto alle idee italiane?
Ci aspettiamo un ottimo benvenuto da entrambi. In fondo, nel corso del 2014 gli italiani hanno sostenuto molti progetti lanciati da tutto il mondo sulla piattaforma per un totale di tre milioni di dollari. Segno che c’è spazio per costruire anche un ecosistema locale“.

Come mai la scelta di non lanciare un sito a parte ma di integrare direttamente i progetti nella piattaforma internazionale?
Molto semplice. Il maggior beneficio arriva proprio da una community globale e internazionale. Quella è la nostra forza. Se pensi d’altronde che il 40% dei fondi è versato da finanziatori che non abitano negli Stati Uniti ti rendi conto perché questa sia la strada migliore“.

L’Italia è patria di creativi in molti campi: non pensi che, per paradosso, una piattaforma tanto pachidermica possa spaventare chi è invece alla ricerca di finanziamenti magari meno ingenti ma più specifici?
Credo in realtà che il nostro modello di finanziamento, e in generale il crowdfunding, sia molto familiare sia ai creativi italiani che, in generale, alla popolazione. In fondo, non è forse quello che si faceva nel corso del vostro straordinario Rinascimento, penso per esempio ai Medici di Firenze? Certo, internet ha trasformato questo meccanismo di mecenatismo portandolo nella contemporaneità e allargandone la base, prima riservata a un signore o un sovrano. Ma chi lavora nell’ambito culturale lo conosce bene. Specialmente gli italiani”.

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