Nel catering, il grande tema dello spreco del cibo – in generale nella nostra società ma in particolare nell’ambito degli eventi, dove regna l’abbondanza alimentare – è stato al centro del convegno che Federcongressi&eventi Lombardia ha organizzato a Milano per informare e sensibilizzare la propria community a un impegno sociale che richiede pochissimo sforzo e fa invece un’enorme differenza.
Recuperare il cibo non consumato del catering si può: le normative non solo non lo vietano, ma anzi incentivano a farlo con vantaggi fiscali. La convinzione diffusa che la legge vieti di donare il cibo in eccesso per ragioni igienico-sanitarie è infondata; invece, la corretta informazione su come raccogliere e ridistribuire le eccedenze alimentari può contribuire a rafforzare il meccanismo virtuoso messo in moto da chi (alberghi, società di catering e agenzie di organizzazione eventi) ha già scelto di destinare il cibo che rimane dopo un buffet, una cena di gala o un business lunch a coloro che non possono permettersi di acquistarlo.
Chi raccoglie il cibo in eccesso del Catering
A occuparsi specificatamente del recupero del cibo non consumato durante gli eventi è l’organizzazione Equoevento, nata a Roma dalla passione di 4 giovani che lavorano a stretto contatto con il Banco Alimentare.
La motivazione personale e gli incentivi fiscali
Molte delle strutture che collaborano con Equevento mandano i dipendenti delle cucine a fare qualche consegna con il personale della onlus: “Quando vedono dove e a chi va il cibo del catering non consumato, sono immediatamente motivati a fare quel piccolo sforzo in più per prepararlo per il trasporto”. Per chi dona il cibo non ci sono costi, la normativa prevede incentivi fiscali per chi dona l’eccedenza fino a un massimo del 10% del valore di listino del cibo donato.
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