Gli Australiani sanno vendere il vino ai cinesi!

A Genova pare che il moto perpetuo venga descritto, in maniera appropriata, attraverso la raffigurazione di un genovese che rincorre uno scozzese che gli deve dei soldi.

Ho sempre pensato che i genovesi fossero dei grandi commercianti, ma poi ho letto degli australiani e mi sono ricreduto. Dr. Armando Maria Corsi, Dr. Justin Cohen, Prof. Larry Lockshin dell’Ehrenberg-Bass Institute for Marketing Science – Università degli sudi del South Australia si sono messi di buzzo buono a studiare i descrittori utilizzati in Cina per raccontare i vini. Il pensiero, alquanto semplice, soddisfa l’equazione secondo cui se si vuole vendere un prodotto in un determinato posto, è necessario fare in modo che coloro che lo comprano siano in grado di rappresentarselo mentalmente. Fin qui sembra tutto semplice, anche se non banale: un’operazione di marketing in pieno stile anglosassone d’antan. Ma, come avrete meravigliosamente intuito, esiste anche la possibilità di tarare e di variare la costruzione dei propri prodotti sulle base delle preferenze sensoriali individuate dalle predilezioni dei consumatori.

Niente di nuovo neppure qui: sappiamo come, a casa nostra, una serie di vini, anche di rango, siano stati ridefiniti per un mercato estero che aveva delle variabili libidinose rotonde e alla vaniglia. Altri, ancora, avevano già tutte le prerogative necessarie.

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